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Studio dell’Università Cattolica: un sistema sanitario, troppe disuguaglianze

Un neonato di Caserta o di Napoli, complice il degrado ambientale, ha una speranza di vita più breve di oltre tre anni rispetto a un piccolo fiorentino. Chi possiede una laurea vive cinque anni in più rispetto a chi ha un basso livello di istruzione. E in generale, nelle regioni del Nord-est si vive più a lungo (la speranza di vita per gli uomini è 81,2 anni e per le donne 85,6) mentre nel Sud lo scarto è notevole con un’aspettativa a 79,8 anni per gli uomini e a 84,1 per le donne. Divari che tra il 2005 e il 2016, non si sono mitigati. Anzi: Campania, Calabria e Sicilia hanno peggiorato la loro posizione. Mentre sul fronte opposto, quasi tutte le regioni del Nord, insieme ad Abruzzo e Puglia, sperimentano, stabilmente, un’aspettativa di vita al di sopra della media nazionale. A disegnare la mappa delle disuguaglianze in sanità è l’Osservatorio sulla Salute nelle Regioni italiane dell’Università Cattolica del Sacro cuore. Un focus che a partire dai dati lancia un messaggio politico al Governo che verrà: «Ci sono diverse mancanze da correggere – sottolinea il direttore scientifico dell’Osservatorio, Alessandro Solipaca – ma nel suo complesso il Sistema sanitario pubblico funziona, perché garantisce assistenza a tutti, anche ai non cittadini. E se non ci fosse sarebbe peggio. Bisogna sistemare alcune faccende. Senza cedere terreno in modo acritico a sistemi mutualistici, che non sono la panacea. Ci è bastato guardare ai paesi avanzati che adottano modelli misti, alla Bismark. Ebbene ottengono risultati peggiori»….

[Tratto da: www.sanita24.ilsole24ore.com ]

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